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OMEGNA - 29-5-2025 -- Quest’anno Arcademia propone al pubblico due produzioni teatrali che, pur nella loro diversità stilistica e tematica, condividono un’origine comune, un’urgenza reale, emotiva e artistica, che ha guidato ogni fase del lavoro. Come afferma il regista Riccardo Zonca, “ogni prova, ogni scelta, ogni silenzio condiviso è nato da un’esigenza profonda di dare voce a ciò che spesso resta inascoltato”.
Il primo spettacolo, “Con Affetto, Io”, andrà in scena venerdì 14 giugno presso il Teatro Sant’Anna di Verbania. Si tratta di un musical liberamente ispirato a Dear Evan Hansen, qui adattato per un cast completamente al femminile. Protagonista è Eva, una ragazza introversa che, dopo il suicidio dell’amica Connie, si ritrova coinvolta in un doloroso equivoco.
La scelta di portare in scena questo testo nasce dalla volontà di affrontare temi profondamente sentiti da tutto il gruppo di lavoro, identità, pressione sociale, salute mentale e bisogno di appartenenza. Il progetto ha trovato il sostegno concreto da parte di Soproxi e Telefono Amico, realtà attive nella prevenzione e nell’ascolto.
Lo spettacolo è dedicato a Stefano Volpe, caro amico del regista, che si è tolto la vita nel marzo 2024. Da questa perdita – racconta Zonca – è nata la necessità di dare voce a tutto ciò che spesso rimane troppo in silenzio.
Il secondo appuntamento è per domenica 15 giugno, sempre al Teatro Sant’Anna, con “La Cucina”, adattamento dell’opera di Arnold Wesker. Uno spettacolo corale, fisico e intenso, ambientato in una cucina professionale, dove si intrecciano dinamiche gerarchiche, frenesia quotidiana, tensioni e desideri inespressi.
Il testo è stato rielaborato, con la riscrittura di alcune parti e la costruzione di una nuova drammaturgia che parla al presente. Le donne sono il cuore pulsante della brigata, gli uomini si muovono tra fragilità e desiderio di riconoscimento. “Abbiamo voluto restituire un microcosmo vero dove il lavoro definisce le persone ancora prima del loro nome, e dove tutto sembra bruciare, anche dentro” spiega il regista.
In entrambe le produzioni, il lavoro svolto è stato profondo e collettivo, fondato sull’ascolto del corpo e della relazione. Il “non detto” è stato centrale nel processo creativo, e ogni attore ha portato in scena qualcosa di sé. Il risultato, più che uno spettacolo, si configura come un atto di condivisione.

Beatrice Bedasi

 

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